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Channel: Roba da Disegnatori
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Concorso Fritlex: Le prime immagini dei premi e dei vincitori

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Durante la Bologna Children Book Fair, abbiamo consegnato alcuni dei premi del nostro concorso in collaborazione con Fritlex e New Visual.
Molti dei presenti al ritrovo hanno ammirato i bellissimi premi, anche perché quest'anno la BCBF era davvero caratterizzata da una massiva presenza di borse personalizzate (forse il primo strumento di promozione che salta all'occhio? Sicuramente c'è da pensarci su.)


Il nostro primo classificato Fabio Mancini con la sua meravigliosa borsa personalizzata:





La nostra seconda classificata Laura Sighinolfi,raggiante con la sua nuova borsa da sfoggiare in fiera:




La bellissima borsa della terza vincitrice del nostro concorso, Jole Falcone.



Molto presto anche gli orologi sagomati di New Visual arriveranno ai nostri tre bravissimi illustratori.


Ma non è finita qui!
Incuriosita dal processo di lavorazione delle borse (anche io ho una borsa Fritlex, e anche un portapennelli!) e degli orologi ho chiesto agli artigiani di  Fritlex e New Design di rispondere ad una mini intervista.
Andrò a spiare nei dietro le quinte di un laboratorio che personalizza artigianalamente questi stuzzicanti supporti. Non vedo l'ora di leggere le loro risposte... Mi ha sempre affascinato il processo di stampa, e non solo quello legato alla produzione editoriale.
Restate sintonizzati e buon lunedì!


Pagina Facebook Fritlex Design
Pagina Facebook New Visual

Roba da Disegnatori: passato, presente e soprattutto futuro del bassotto

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Perché si dice che non bisogna guardare al passato?
Può riportarci a bei ricordi e alla radice di certi nostri gusti e passioni. A momenti che, chiudendo gli occhi e vedendoceli passare davanti, ci fanno capire perché abbiamo cominciato a fare qualcosa e perciò ci fanno ritrovare le motivazioni più profonde delle nostre azioni e dell'attaccamento di fondo che abbiamo verso certe attività. In alcuni momenti della vita è importante farlo, capire cosa ci spinge e ci traina.
Insomma, ricordare può essere piacevole e farci ritrovare qualcosa che credevamo perduto o affievolito nel tempo.

Come sapete, in questi ultimi cinque anni ho parlato spesso di altri artisti, autori, persone che mi hanno ispirato, di libri, film e concerti e viaggi che ho amato e a cui devo molto. L'ho fatto e lo faccio tuttora perché per me è importante capire come qualcosa entra nella mia vita tramite l'ispirazione. Mi piace dare spazio ad altri di raccontarsi perché amo molto leggere ed ascoltare e credo che la condivisione sia in grado di creare un valore aggiunto a ciò che faccio e che mi trovo ad affrontare. Ogni racconto, ogni intervista, ogni spunto è per me un dono prezioso che mi viene fatto e spero sempre lo sia anche per chi legge il blog.

Visto che di solito parlo di altre persone, stavolta ho deciso di raccontare in questo post, per chi non lo sa, come è nato questo blog e cosa succederà poi.
So che in molti studiano come sviluppare e promuovere qualcosa di proprio: nel caso di Roba da Disegnatori, le cose sono andate un po' diversamente e niente era stato studiato, anzi...
Era un caldo tardo pomeriggio di giugno 2010 e un amico mi aveva appena avvertita, all'ultimo, che non ci saremmo visti in centro.
Io ero già vestita, con largo anticipo e avevo indossato le scarpe, perciò una sensazione di impazienza mi aveva pervasa in pochi istanti.
Tutto era pronto per un giro in fumetteria, magari un gelato e un giro a quello che è il mio parco preferito a Milano e non vedevo l'ora. Cosa sarebbe stato di quel pomeriggio?
Ormai, mi ero messa nell'ordine di idee che avrei fatto tutte quelle cose. Raramente mi annoio, ma quel pomeriggio per riflesso al bidone ricevuto, non sapevo proprio cosa fare.
Mi sono tolta di dosso la borsa a tracolla di seta grezza scaraventandola sul divano, ma per pura essenza di pigrizia ho tenuto indosso le All Star perché slacciare le stringhe mi sembrava un fardello troppo pesante da affrontare in quel momento.
Sapete di cosa parlo, se siete degli indolenti cronici come me.

Insomma, mentre scartavo un ghiacciolo al limone di pessima qualità ho avviato il PC; abbastanza decisa a trasformare un pomeriggio di svago in un momento lavorativo ho guardato la casella email e ho scoperto che, puntuali come la morte e le tasse, erano arrivate delle modifiche da un cliente particolarmente esigente. Facevo l'illustratrice da pochissimo e non ero abituata a gestire emotivamente le richieste seccanti e spesso formulate male di una committenza a volte poco educata a rapportarsi con dei disegnatori. In più, e lo dico senza troppo crucciarmi, avevo cinque anni di esperienza meno di ora e molte piccole astuzie e raffinatezze sul rapportarsi con la clientela andavano ancora scoperte da parte mia. Molte cose mi stupivano e non sapevo come affrontarle, mi sembravano enormi.

Non senza lamentarmi ad alta voce e disturbando il mio cane a più riprese (pace all'anima sua, era una bestiola di una pazienza ultraterrena) ho corretto tutte e quattro le tavole in questione, le ho inviate e in qualche ora si erano quintuplicati sia i livelli dei file di Photoshop sia quelli della mia irritazione.
Così, mi ricordo ancora bene, mi sono stiracchiata sulla sedia, ho sbadigliato rumorosamente e sono stata assalita da una temibile ondata di noia. Stare con le mani in mano era fuori questione; così, ho pensato, perché non assecondare quell'insofferenza?
Piuttosto che tenerla lì, avrei scritto nero su bianco le cose che nell'anno da disegnatrice freelancer mi erano piaciute e piaciute meno e così le avrei condivise e liberate.
In quel periodo erano molto in voga pagine Facebook che iniziavano con "Roba da...". Istintivamente chiamai la mia pagina "Roba da Disegnatori". Di getto ho scritto croci e delizie dell'essere disegnatore, e dopo averne scritte in quantità notevole avevo scoperto di sentirmi molto meglio.
Era stato uno sfogo probabilmente necessario, soprattutto per come avevo trattato quelle croci e quelle delizie: con ironia. L'ironia è uno strumento potentissimo.






Era tanta la mia sorpresa nel vedere che dopo qualche ora, in molti avevano condiviso e commentato divertiti le frasi-immagine che avevo postato di getto.
In quel periodo (sembra passato un secolo!) molte cose erano diverse, nel mio modo di vivere il disegno. Tra queste vi era il fatto che non conoscevo molti disegnatori non avendo frequentato per lunghi periodi delle scuole specializzate; e la persona con cui stavo allora non nutriva il minimo interesse per le Arti Visive e per l'Arte nella sua espressione più generica.
Quindi, e solo ora riconosco quanto mi pesasse, per me era impossibile parlare della mia passione più grande e del mio lavoro con qualcuno che sapeva di cosa stessi cianciando.







Quel pomeriggio provavo per la prima volta un senso di reciprocità e condivisione. Era un trovarsi ed un riconoscersi e se ci ripenso ancora sorrido di sollievo.


Quel riconoscersi e ritrovarsi mi è proprio piaciuto tanto, ne volevo di più. Oltre alle immagini-sfogo avevo quindi iniziato a postare video, corti, illustrazioni e fumetti che amavo e che non riuscivo a contenere per l'entusiasmo che mi davano, era contagioso.
Per me era come un dialogo aperto, bello.
In poco tempo i contenuti della pagina erano diventati molto numerosi, e la timeline di Facebook era così come oggi molto confusionaria. Così ho deciso di rendere più stabile la consultazione di questi contenuti e ho pensato che la forma di un blog sarebbe stata perfetta.
Non c'era sforzo nel tenerlo; di blog ne avevo iniziati e abbandonati di più, nessuno riuscivo a seguirlo con la giusta costanza.
Solo qualche tempo più tardi ho iniziato a scrivere di sensazioni personali, della mia vita sotto diversi aspetti, delle mie esperienze, dei miei esercizi, delle mie prove, e del mio mestiere che per me costituisce tutt'oggi un'emozionante avventura, così come per tanti altri illustratori, fumettisti e coloristi. E freelancer in generale!

Roba da Disegnatori è un blog nato con le scarpe, e soprattutto è qualcosa che penso sia cresciuto un po' per conto suo, come una pianta selvatica. Certe volte percepisco che non ha bisogno di me per esistere, perché è come un'entità a sè stante. Una cosa stranissima, non saprei come altro spiegarlo (ma non è nulla di metafisico o sovrannaturale, ci tengo a precisarlo! :D )
In parte non l'ho mai sentito "mio" perché non l'ho fatto per me stessa ma per condividere quello che trovo e che mi ispira e che può ispirare altre persone. E mi piace che sia così. Senza secondi fini.
In parte però è mio e solo recentemente ho imparato che non c'è nulla di male: anche io sono cresciuta con lui e quindi è, anche, il mio blog.
Solo nel momento in cui qualcuno ha suggerito il fatto che potesse non essere più il mio blog ma che era diventato qualcosa d'altro ho capito quanto ci tenevo.

Sono soddisfatta perché questi 5 anni di blog sono stati basati sulla più grande sincerità: non ho mai scritto per compiacere, mai scritto qualcosa che non avrei voluto scrivere personalmente o non sentivo mio e mi auguro di riuscire sempre a farlo perché come lettrice di libri, testate ed altri blog è una caratteristica a cui faccio molto caso: l'autenticità.
Del resto, un regalo è tale solo se sincero.
Riempire post di punti esclamativi per trasmettere una forzata allegria per esempio, è qualcosa lontanissimo dal mio modo di essere e di concepire la comunicazione.
Su questo blog ci sono ironia, gioia, festeggiamenti, iniziative, illustrazione, fumetto, interviste, ma ci sono anche inerzia, scoraggiamento, momenti di stop, di depressione, di smarrimento.
Su questo blog ci ho messo cinque anni della mia vita, cinque anni di intensa e faticosa crescita (che rimane tale anche ora, naturalmente!) come disegnatrice e come persona, e mai come ora sono contenta che qualcuno mi abbia tirato buca all'ultimo momento. :)
Grazie a questo blog ho conosciuto persone straordinarie e non esagero ad utilizzare questo termine: ho conosciuto colleghi, allievi, qualche mio mito personale (di questo dovrò raccontarvi prima o poi) e soprattutto molti di quelli che ora sono miei carissimi amici e persone che stimo follemente.

E a proposito del blog, approfitto di questo post per fare chiarezza su una questione per me fondamentale: in questo ultimo mese si è creata un po' di confusione sulle sue sorti.
Più di una persona mi ha chiesto come mai avevo lasciato Roba da Disegnatori. Ma io non l'ho lasciato: proprio il contrario, è come se fossi tornata da un viaggio molto istruttivo.
Né il blog né la pagina stanno subendo una chiusura o una trasformazione.
Restano come sono sempre stati, un luogo di condivisone e di materiale per chi mi legge e sono sempre io ad occuparmene in prima persona, salvo interviste e materiale in collaborazione con contributors che specifico di volta in volta.
Anzi, senza anticipare troppo posso dire che in tal senso le cose stanno molto crescendo e non vedo l'ora di mostrarvi il duro lavoro di questa intensa primavera, che si protrarrà poi fino al prossimo gennaio... giuro che non posso dire di più o mi strozzano! :)
Mentre i miei ex soci al direttivo hanno preso un'altra direzione con l'associazione, Roba da Disegnatori ha ripreso a fiorire nella forma che ho sempre voluto che avesse e che mi fa stare molto bene con me stessa.

Questi primi mesi del 2015 sono stati faticosi ma mi hanno insegnato tanto, di me, della scrittura, del blog e soprattutto del valore che dò a queste cose.
So di avere scritto poco in queste settimane e il perché era proprio questa fatica che però sono felice di avere superato anche grazie al supporto di persone preziose che sono onorata di avere nella mia vita e che spero sempre di essere in grado di meritarmi.

E ora bando alle ciance... E' in arrivo un post molto succoso per giovani autori. A domani!

Morena

Lùmina: un anno dopo, una meraviglia reale al cento per cento

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E' passato un anno da quando il crowdfunding per Lùmina ha preso il via e con grande emozione Roba da Disegnatori ha voluto supportare due autori, Emanuele Tenderini e Linda Cavallini, per cui l'ammirazione è sempre stata infinita.
In occasione della promo per questo fumetto li ho intervistati non senza un filo di emozione, la stessa (ma triplicata!) che ieri mi ha preso il petto mentre scartavo il pacco arrivato con il corriere.
Non ci potevo credere! Finalmente era arrivato.


Credo che nessuna fotografia sia in grado di rendere com'è dal vivo questa cover!

L'hype che si era creato questi ultimi mesi di attesa era a mille e così le aspettative erano altissime.
Non sono state deluse: Lùmina è un prodotto superlativo.
L'anno scorso ho partecipato ad un corso sullo scrivere storie e mi è rimasto in mente il concetto di affabulazione: quel processo per cui, mentre leggi, il mondo a te sembra scomparire lentamente e ti immergi con tutto te stesso nello svolgersi di una narrazione.
Qui l'affabulazione è ai massimi livelli e lo dico da lettrice forte; leggo più libri che fumetti devo ammettere, ma posso dire di essere stata risucchiata e totalizzata da Lùmina, dai suoi personaggi, dai dialoghi che tengono il lettore col fiato sospeso ogni volta che si appresta a girare pagina.
In poche parole, le sequenze narrative sono fatte davvero bene. Niente interruzioni brusche, salti di ritmo o perplessità nella sceneggiatura.
Senza entrare nel merito di particolari tecnici che non mi si addicono soprattutto nel campo del fumetto, sono però pronta a consigliare l'acquisto di questo primo volume.
Eh già, perchè si tratta "solo" del primo volume. Arrivata all'ultima pagina mi è presa una certa disperazione: e adesso cosa succede? E quando esce il volume due?
E perchè ancora non so cos'è un Fruff? Questa cosa mi ha lasciata un po' indispettita, ma carica di curiosità.


Il retro argentato di Lùmina


Da patita della colorazione, posso dire che la storia di Lùmina cattura sia l'occhio del lettore che quello del disegnatore. Tutto il volume è curato a livelli di perfezionismo inauditi, veramente mi capita di rado di tenere fra le mani un fumetto o un libro illustrato e di trovarmi con la mandibola molle.
Emanuele Tenderini, sul suo profilo Facebook, in questi ultimi mesi aveva spesso fatto riferimento ad una completa innovazione in termini di colorazione e tecnica di stampa e non stavo nella pelle perchè come sospettavo, è difficile rendere con le parole qualcosa di visivo.
L'unica cosa che potevo fare era attendere di sfogliare di persona il volume.
A mia volta, trovo riduttivo dire che la visione di Lùmina è qualcosa che va contro ogni mia possibile immaginazione.
Livelli di colore raffinatissimi che accompagnano con un'armonia totale il tratto leggero e fresco di Linda Cavallini , inserti d'argento impalpabili e sofisticati, ma senza mai sfociare in un immobilismo stilistico. Tutto ciò che viene a creare l'estetica di Lùmina ha una funzione non solo decorativa ma narrativa. Mentre lo sfoglio, sono lì e quelle cose, per assurdo (è uno sci-fi) stanno accadendo davvero.
Ci sono pagine che sprigionano un'energia devastante, restando sempre eleganti, tavole algide, altre misteriose e sfiorano sempre la tridimensionalità. Il colore non è mai invadente ma un fedele accompagnatore del lettore nella storia.


Wow. Devo dire altro?
Era inimmaginabile un tale equilibrio fra storia, tratto e colore, una tale e perfetta sinergia di elementi all'interno di questo volume.
Lo stupore nel sapere che molti editori si sono rifiutati di accettare questo progetto mi dà molto da pensare e non so ancora che idea completa mi sono fatta di questa faccenda.
Ad ogni modo, sono felice che Linda ed Emanuele abbiano pensato ad una via alternativa per pubblicare, che in fin dei conti è stata quella più vincente che avrebbero potuto trovare, rispetto al pubblicare tradizionalmente con un editore.
Qui non ci sono intermediari o compromessi, è chiaro come la luce del sole che i desideri e i sogni di questa coppia di autori ha preso forma in tutto il suo splendore senza passare per le mani di qualcuno che avrebbe forse voluto snaturarne stile o contenuto. E' un loro prodotto editoriale al cento per cento, si respira ad ogni pagina.

Mi sarebbe piaciuto essere fra i primi mille... mi sono mossa tardi! :)
Comunque una grande emozione aver partecipato alla prima serie

Anche per questa ragione il mio entusiasmo nell'aver partecipato ad un progetto che è diventato il progetto non solo degli autori ma dei lettori è davvero incontenibile.
Dimenticavo di menzionare che nel perk "Lùmina deluxe"è prevista anche una chiavetta con materiale esclusivo e la bellissima colonna sonora che è stata registrata appositamente per accompagnare la lettura. Per non trascurare poi il volumetto di omaggi "Friends of Lùmina" che è una vera gioia per gli occhi!
Un progetto innovativo e senza precedenti su tutti i fronti quindi, che ridisegna violentemente le mie aspettative verso i nuovi fumetti e spero continuerà molto, molto a lungo!
Non mi resta che aspettare il secondo volume, che non vedo l'ora di potere sfogliare.

Qui ci si può tenere informati sulla vendita del volume e sul procedere della storia.


I dolori del giovane autore. La storia è finita: e adesso? - di Davide Calì

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I dolori del giovane autore
Davide Cali

Facendo corsi di scrittura ormai da qualche anno, mi sono reso conto che spesso chi vorrebbe scrivere idealizza il riuscire a scrivere, come fine ultimo, come meta suprema. Dopo il riuscire a scrivere però c’è dell’altro.
All’inizio cerchi una storia da raccontare ma quando ce l’hai spesso il problema diventa finirla. Concludere una storia può essere un vero problema: c’è chi trascina storie non finite per anni, girando in tondo in cerca di un finale. Certe volte è difficile trovarne uno, talvolta mi sono reso conto che alcuni hanno una vera e propria paura di finire qualcosa.
Ma prima o poi la paura passa e arriva la storia finita.
A questo punto però, che farne?

Qui inizia quella che, se avessimo chiamato la prima, Fase Uno, si chiamerebbe Fase Due. Se si tratta di un libro illustrato bisogna cercare un illustratore.
Che sia illustrato o meno, bisognerà poi cercare comunque un editore.
Come si fa?

La Fase Dueè complessa: io penso che per fare qualcosa si debba appartenergli, quindi se l’editoria è la cosa che vi interessa frequentare dovete cominciare a farlo sul serio.
Mentre scrivete cominciate già a cercare illustratori, cercateli sui blog, alle mostre, nei cataloghi. Sarà più semplice trovare quello adatto a una storia se ne conoscete già un certo numero.
Per gli editori funziona un po’ allo stesso modo. Sconsiglio sempre l’invio random, meglio prendere la mira e per farlo, ancora una volta, bisogna conoscere il terreno, quindi gli editori: chi sono, cosa fanno, cosa pubblicano e cosa no.


Io, Quinuk - Kite Edizioni

Fare della scrittura un mestiere non è facile. A dire il vero non è facile nemmeno farlo per hobby.
All’inizio si vede solo la parte creativa, poi piano piano capisci che c’è dell’altro.
Progressivamente la parte creativa si riduce, perché il managing e la gestione del lavoro richiedono molto tempo. Quando uno ha un progetto cerca un editore e pensa che quando lo avrà trovato sarà tutto risolto.
Qualche volta è così, ma perlopiù si presentano nuovi problemi.
A questo punto per esaminare alcuni casi prendo come d’abitudine alcune domande tipo e provo a rispondere:

1) Ho trovato un illustratore, gli ho dato una mia storia ed eravamo d’accordo che avrebbe fatto uno storyboard, ma dopo mesi non ha ancora fatto nulla.
Come devo comportarmi?
Cerca un altro illustratore.

2) Ho spedito una storia a un editore che sembrava interessato. Poi però non mi ha più risposto. Cosa devo fare?
Prova a riscrivergli. Se lo hai già fatto e non risponde vuol dire che è impegnato.
Vai avanti. Manda il testo anche ad altri.

3) Posso spedire la stessa storia a più editori o devo prima aspettare che uno mi risponda, prima di spedire ad altri?
Aspettare una risposta mi sembra una perdita di tempo. Manda a più di uno. Abbi solo l’accortezza di non fare invii collettivi. A tutti piace illudersi di essere l’unico a cui l’hai spedita.

4) E se mi risponde più di un editore interessato alla stessa storia?
Scegli quello che ti piace di più, ma principalmente guarderei chi per primo ti offre un contratto scritto. A chiacchiere tengono tutti moltissimo alla tua storia.
Ma le chiacchere sono gratis.

5) Se lascio la storia a un altro editore dopo che il primo mi aveva detto di essere interessato, non si offenderà?
In questo lavoro non c’è tempo per offendersi. Il primo che paga compra. L’altro può comprare la prossima volta. E’ il business baby. Devi impararlo tu, devono impararlo gli editori.
Vuoi essere gentile? Spiegagli la situazione: ci sarebbero altri acquirenti. Non si può forzare nessuno, però prima o poi bisogna prendere una decisione.

6) L’editore con cui ho fatto il libro non mi ha pagato.
Smetti di lavorarci insieme. Per il libro già pubblicato valuterai poi come comportarti.

7) Il libro che ho fatto, dopo tanta fatica, è venuto male: il font è bruttissimo, l’editore mi ha cambiato la copertina e anche il titolo, non sono soddisfatta.
Prova a parlargliene. Se le spiegazioni non ti soddisfano per il prossimo libro cambia editore. Non c’è nulla di male.
Per cambiare editore devi conoscerne tanti. Torna quindi il discorso di cui sopra. Finché non ne conoscete un po’ sarete tentate di rimanere con quello vecchio anche se scontente. E’ come quando alle medie stavate con quel ragazzo col motorino, che però aveva anche i brufoli. Vi ricordate quand’è che lo avete mollato?
Sì che ve lo ricordate.
Quando avete conosciuto quello col motorino senza brufoli.

8) Avevo dato una storia a un illustratore ma ora ne ho trovato uno che mi piace di più. Cosa posso fare?
Prova a vedere se trovi una seconda storia da offrire al primo illustratore, più adatta a lui, per passare quella che aveva al nuovo illustratore.

9) Ho scritto diverse storie, le ho mandate in giro, ho trovato qualcuno che sembrava interessato ma alla fine non ho concluso nulla. Che faccio? Ne scrivo di nuove?
Scrivere è una necessità, uno non può fermarsi a pensare “Devo scrivere oppure no?”
Se avete una storia scrivetela. Andate sempre avanti. Se quelle vecchie non si vendono dopo un po’ le metterete da parte, cercate di girare sempre con nuove proposte.
Prima o poi qualcuna andrà a buon fine. Può darsi che con il tempo avrete occasione di ritirare fuori anche quelle vecchie, oppure no.
Ma voi nel frattempo andate sempre avanti.


IL PROSSIMO WORKSHOP DI DAVIDE CALI
è a Padova il 13 e 14 Giugno 2015
http://www.artelier.veneto.it/it/for/4x4.html

Scrivimi una storia - autori e illustratori si incontrano

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Un anno fa ho partecipato al workshop di scrittura di Davide Calì, con Artelier
Non sapevo che in seguito, durante le edizioni delle iniziative successive, fosse nata questa bellissima iniziativa. Lascio che Davide ce la presenti.

Uno dei libri più belli di Davide Calì, "Il nemico" , illustrato da Serge Bloch
edito in Italia da Terre di Mezzo
fonte immagine


A tutti gli illustratori e illustratrici in cerca di storie

Scrivimi una storiaè una rubrica che ho inaugurato al workshop di Artelier, a Padova, e che porterò avanti in altri corsi.
Il principio è questo: spesso gli illustratori hanno difficoltà a trovare chi gli scriva una storia e purtroppo, finché non illustri una storia è difficile trovare un editore che te ne dia una da illustrare. E’ un circolo vizioso che paralizza molti illustratori per anni. Dall’altra parte ci sono gli scrittori, che scrivono storie che sarebbero illustrate ma non sanno a chi farle disegnare.
Scrivimi una storia nasce per fare incontrare illustratori senza storia e autori senza illustrazioni. Spesso per lavoro mi è capitato di scrivere ispirandomi al book di qualcuno, per cui ho pensato di proporre questa esperienza ai corsi, chiedendo a tutti gli illustratori che hanno un progetto che sta nel cassetto da tempo in attesa di un testo, oppure che vogliono semplicemente mostrare il proprio book a degli autori in erba, di spedirmi il loro materiale.
Il o proietterò durante i corsi. Se ne viene fuori qualche storia, saranno gli autori a contattarli direttamente.
Al primo giro ho chiamato personalmente un po’ di conoscenti, ora ho pensato di rendere pubblica la chiamata.
Tutti gli interessati possono spedire il materiale in posta privata sulla pagina fan di Facebook, specificando: SCRIVIMI UNA STORIA.
Ecco la pagina.

IMPORTANTE ogni materiale inviato deve contenere nome, cognome e indirizzo.
Davide Cali

Colori, parole, persone e ispirazione al Salone del Libro di Torino

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Tanti colori, tante parole stampate, tante persone, tanta ispirazione ieri mattina all'inaugurazione del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Con le mie amiche e colleghe Ilaria, Sara, Katya e Stefania si decide nelle scorse settimane di vivere questa esperienza come una vera e propria gita scolastica. Alcune di noi, fra cui io, arrivano al Salone equipaggiate di scarpe da walking e zainetto.
Quasi tutte fatichiamo ad ammettere che il Salone è un modo nemmeno troppo nascosto di rivivere la Fiera del Libro di Bologna che si è conclusa lo scorso primo aprile; e chissà che questa non diventi un'abitudine, nel tempo.
In effetti noi illustratori, o almeno la maggior parte di noi, lavora per lo più a casa e quindi ritrovarsi con chi condivide gli stessi interessi e lo stesso mestiere è davvero balsamico in certi momenti.




Il Salone del Libro di Torino è diverso dall'evento-Bologna.
Il fermento c'è, ma è più composto e riservato.
E' un paradosso, se si pensa che a differenza della Fiera di Bologna, qui è ammessa (anzi incoraggiata!) la partecipazione da parte delle scolaresche accompagnate dagli insegnanti.
Che arrivano numerose e vocianti, tanto che decido di lasciare perdere l'uso dell'accredito e di pagare biglietto pieno  per evitare la fila infinita creata proprio da loro.
L'attesa all'ingresso viene comunque interrotta dall'arrivo del Presidente Mattarella; dopo che Ilaria mette in dubbio la sua natura di VIP, finalmente ci adentriamo nel Salone.




Mi è chiaro da subito che nonostante gli ingressi siano aperti da non più di un'ora, si è già creata una vera ressa; i visitatori sono già intenti ad esplorare, curiosare, leggere, vagare, soppesare, domandare, acquistare. E' un ronzio placido e meno schiacciante di quello della kermesse bolognese e lo apprezzo moltissimo. Buttarsi nella mischia mi riesce più spontaneo, si passeggia tranquilli lasciandosi trasportare dai lunghi corridoi rossi e ben illuminati, dal movimento della folla di lettori e curiosi, di editori, agenti, autori, hostess (si riconoscono subito dal supplizio del tacco 12 che solo loro sono costrette a vivere).

Ilaria Urbinati allo stand Edizioni Compagine, posa con il suo "Vintagismi" in primo piano


L'ispirazione tocca a tutte noi le spalle ad ogni angolo: libri di ogni tipo, albi illustrati, stand di scolastica di alta qualità, ma anche solo bellissime copertine di romanzi. Rimango molto fiera di me per essere riuscita a rimanere nel budget che avevo preventivato per la giornata. Per me essere immersa da tanti libri e riuscire a non acquistarne fino ad esaurire il Bancomat è una vera prova di vita.



Come sempre, il bell'evento lo fa anche la compagnia: ci scambiamo consigli, pareri, aggiornamenti sui progressi lavorativi ed è sempre molto motivante.
Col tempo ho imparato che ognuno ha il proprio percorso; raccontarselo uno con l'altro è arricchente e istruttivo se non si cade nella trappola del sentire il peso del confronto. In questo ultimo anno sto lavorando molto sul memorizzare questo concetto e quando riesco a rimanere immersa nel giusto stato d'animo, allora sì che i consigli e le esperienze dei colleghi diventano uno spunto per andare avanti e migliorarsi e non qualcosa di annichilente e scoraggiante.

Ilaria e la cartina dei Tre Porcellini disegnata da lei, era bello immortalarla in tutta la sua soddisfazione. Proud mama!

Le cose che più mi sono rimaste impresse in queste sei ore di Salone:

  • Autori e illustratori famosissimi che si aggirano, nel più pieno anonimato (a differenza di come accade a Bologna, molto spesso) fra gli stand, curiosando come qualunque altro visitatore. E che ignoro per lasciarli in quella situazione di pace e agio.
  • Pochissime sedie e ancor più rari cestini. Il che si traduce nel camminare per minimo tre ore consecutive tenendo con sè cartoccini, tovaglioli e panini a metà. Siete avvisati.
  • Così tanti libri belli da comprare che non mi basterebbero dieci vite per avere i soldi necessari e il tempo per leggerli tutti.
  • Cartoline illustrate in ogni dove, tutte da collezionare.
  • Cataloghi stupendi con cui riempire uno zaino già allo stremo della sua contenitività.
  • Colori vivacissimi: da un salone del libro non me lo aspettavo.
  • Lettori, bambini e adulti, che si rifugiano sulle panchine e sulle sedie, anche in angoli inattesi, in compagnia di un libro. Persone che hanno acquistato un libro e non riescono nemmeno ad aspettare di arrivare a casa per immergersi in una nuova storia. Non è meraviglioso?

Il Salone Internazionale del Libro di Torino è visitabile fino al 18 maggio. Se siete nei paraggi, fategli visita, che siate lettori, disegnatori, autori, narratori, affabulati dalla parola stampata, quello è il posto giusto per esplorazione e perché no, per l'acquisto di bellissimi prodotti editoriali.


Spazio autori: Marija Tiurina

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Mi piace quando accendo il computer di prima mattina e comincio la giornata con una nuova scoperta.
Oggi si tratta delle illustrazioni e dei disegni di Marija Tiurina, illustratrice londinese che con uno stile molto personale in bilico fra il fumetto, l’underground e l’illustrazione per l’infanzia, esprime il suo universo artistico fatto di visioni, sogni, ma anche di esplorazioni quotidiane per mercatini londinesi, metropolitana e negozi, passando per qualche tavola concettuale.






Oggi in evidenza su Dailybest per avere illustrato delle parole (quasi) intraducibili, ma secondo me più apprezzabile per altri progetti, soprattutto quelli disegnati a mano. Il suo gusto per il dettaglio, sia nella composizione sia per il colore, l'ha portata a collaborare ad una campagna della prestigiosa Saatchi&Saatchi.
Trovate il suo profilo Behance a questo link. Qui invece c'è la sua Pagina Fan su Facebook se voleste seguire i suoi progressi; molto interessante perché di tanto in tanto pubblica anche dei video sul suo processo di lavorazione.





Aquarius - dallo sketch al digitale



Il labirinto creato per la campagna Saatchi&Saatchi


Le Principesse Disney nella visione della giovanissima disegnatrice Punziella

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Principesse Disney, ma anche personaggi Dreamworks e crossover fra le une e gli altri e trasportati nei giorni nostri. Anche l'haute couture non viene trascurata: molti i disegni che riportano creazioni di Elie Saab, per esempio. E chi l'avrebbe detto che a Merida piacessero i Misfits?
Di una freschezza unica, i disegni di Punziella (il suo vero nome è Pauline, ma non si sa molto altro) sono molto conosciuti su Tumblr dove lei li posta con una certa continuità.
Ecco i più belli.










Esercizi del mercoledì - Spazi negativi

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 "Avevo già notato che nei lavori degli Orientali il disegno dei vuoti lasciati intorno alle foglie contava quanto quello stesso delle foglie."
- Henri Matisse


E' una giornata uggiosa e mi trovo a pensare a quando il mercoledì per me costituiva il giorno preferito della settimana.
Forse qualcuno l'avrà indovinato... Non sono nemmeno aggiornata su come vadano le cose ora, ma di mercoledì usciva Topolino. Ci mettevo due ore a finirlo e il resto era tutta attesa, ma solo ora posso constatare che era piacevole anche aspettare il mercoledì successivo.
Da allora il mercoledì, anche se ho smesso di comprare quel fumetto, mi è rimasto impresso come il giorno preferito della settimana anche se ora non ne ho più molti motivi.
Così ho deciso di costituirne uno e di utilizzare proprio questo giorno per fare esercizi di disegno. Non esercizi calcolati per il mio lavoro o per essere inseriti in un portfolio. Esercizi solo per il piacere del disegno seguendo delle consegne che esulano da stile e richiesta; qualcosa di rinfrescante.
Non per forza qualcosa di perfetto e non necessariamente bello, ma solo lo scorrere di una matita o di altri materiali sul foglio. Un contatto neutro con ciò che per me è sempre stata la mia passione più grande e col tempo, diventando il mio lavoro, è stata coperta da molte sovrastrutture.
Dalla richiesta, dalle mode, dalle tecniche veloci, da proporzioni ben precise, da forme e colori ben definiti dal cliente o dall'art director di turno.
Oggi, al telefono con un'amica, mi sono dedicata semplicemente al disegno degli spazi negativi. All'ottenimento cioè, delle silouhette di uno o più soggetti o un insieme di oggetti ricavate però dallo spazio tutto attorno.


I rami ottenuti dal blu, che è poi diventato o ha finito col sembrare, la chioma. :)


Tratteggio libero e selvaggio per scacciare i pensieri, profonda accettazione di forme non regolari o abbastanza perfette;
disegnare in digitale a volte ti fa dimenticare il piacere di disegnare qualcosa di stortignaccolo ma piacevole da fare.

Le ultime settimane per me sono state molto tese e così disegnare con tutto questo blu è stato molto lenitivo. L'esercizio, contenuto nella collana "L'Arte del Disegno" (numeri 1 e 2) stabiliva proprio questo: il disegno dello spazio negativo con pastello blu e un colore a scelta. E cosa potevo volere io se non un vivo tocco di rosso?

Il disegno dello spazio negativo applicato ai rami degli alberi è stato introdotto in Europa da Matisse in una lettera al suo amico Rouveyre:

"Per prima cosa ci sono due modi di descrivere un albero:
1) Mediante un disegno imitativo come lo si impara nelle scuole europee;
2) Mediante il sentimento suggeritovi dalla vicinanza e dalla contemplazione, come gli Orientali, credo, a quanto m'hanno raccontato. [...] Avevo già notato che nei lavori degli Orientali il disegno dei vuoti lasciati intorno alle foglie contava quanto quello stesso delle foglie.
"

(Testo raccolto da "L'Arte del Disegno" edito da DeAgostini e Mondadori)

Life under water: la nuova mostra inedita di Quentin Blake ad Hastings

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Quanta vita c'è dentro il mare e quanta ne ruota attorno?
"Life under water - A Hastings Celebration"è la nuova mostra personale di Quentin Blake che, come suggerisce il titolo, si terrà a Hastings in Gran Bretagna.





Come riporta il sito ufficiale dell'evento, la mostra non è pensata per un pubblico di bambini, ma è godibile anche da loro (e ci mancherebbe visto che Quentin Blake è uno degli autori per l'infanzia più conosciuti ed apprezzati di sempre) e i 24 disegni che è possibile ammirare sono stati fatti esplicitamente per la Jerwood Gallery.
Questo significa che si tratta di tavole inedite ed esclusive; e non solo, ma ciascuna di esse è in vendita presso la galleria.


Quentin Blake: Life Under Water - A Hastings Celebration
Dal 2 Luglio 2015 al 6 Settembre 2015

Statue classiche a colori: scienza e creatività al servizio della Storia

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Chiudete gli occhi e pensate ad una statua classica. 
Fatto? Probabilmente avete visualizzato qualcosa che si può tradurre in due parole: marmo bianco.

Eppure, con mia grandissima meraviglia, ho appena letto un articolo che parla di come l’archeologo tedesco Vinzenz Brinkmann abbia sottoposto molte statue greche ad un trattamento molto particolare di raggi ultravioletti, arrivando alla conclusione che in origine, fossero colorate e riccamente decorate. I colori impiegati per la loro decorazione, infatti, sono sbiaditi col passare del tempo per via delle spietate ed inevitabili condizioni atmosferiche.
Ecco un video del processo, messo a disposizione da Getty Museum:




Questo ridefinisce la nostra intera iconografia in merito alle statue classiche. Del resto, è questo ad affascinarmi più di tutto quando si tratta di Storia con la S maiuscola. Si riscrive e rifiorisce di continuo, insegnandoci che a volte il nostro archivio mentale di immagini e convinzioni non è così affidabile o quantomeno aggiornato. Ci ricorda continuamente che non dobbiamo dare nulla per scontato.

In seguito a questa scoperta, sono state realizzate delle copie di alcune fra le più famose statue classiche, ridipinte poi seguendo il gusto compositivo e cromatico dell’Antica Grecia. A sostegno del progetto è stata allestita questa mostra al museo Liebieghaus di Francoforte, che purtroppo ha già chiuso da tempo.
Ecco alcune delle statue ricolorate, non sono meravigliose? Forse perdono un po’ quell’alone etereo che siamo abituati ad attribuire loro, ma acquistano vita ed energia. 
Della ricostruzione e della procedura di ricolorazione si sono occupati Olaf Herzog, Ulrike Koch-Brinkmann, Sylvia Kellner, Joseph Kottl.









Non posso fare a meno di pensare agli artisti che le hanno lavorate probabilmente per settimane anche in seguito alla loro scultura, con una dedizione totale ed un'impagabile attenzione al dettaglio. Come hanno fatto nei primi anni del Duemila gli studiosi guidati da Brinkmann, ripercorrendone l'opera.


Ciao! Sapevi che il blog si è spostato?

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Il bassotto ha fatto le valigie e si è spostato in una casa più grande.
Dopo cinque anni su Blogger abbiamo deciso di dare più stabilità ai nostri post.
Ci vediamo su RobaDaDisegnatori.com
Aggiorna i tuoi Preferiti!

A presto,
Morena


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